Pasubio 52 gallerie descrizione percorso - FotoTrekkingTrentino

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Descrizione del percorso

Testi estratti dai pannelli che si trovano lungo il percorso a cura del' ECOMUSEO GRANDE GUERRA PREALPI VICENTINE

La prima parte della strada, dopo un paio di tornanti che portano alla 1a galleria, prende quota con regolare e costante pendenza. La mulattiera lungo il fianco di roccia della Bella Laita, taglia pareti a picco, fora costoni e pinnacoli, affacciandosi con stupende visioni sulla sottostante Val Leogra.(dalla n.01-07)

Il percorso prosegue con forte pendenza; all'interno dell'8a galleria una diramazione porta verso le postazioni di artiglierie che dominavano la Val Posina, di fronte la successione continua verso i monti Majo, Coston, Borcoletta a dominare il valico della Borcola.(dalla n.08-15)


La strada prosegue poco lontana dalla linea di vetta. Le gallerie che seguono furono costruite con chiari intenti di offrire appostamenti per artiglierie fiancheggianti la linea di difesa ad oltranza. Tratti a mezza costa e finestre in galleria garantivano la copertura del tiro ora dal M. majo alla Pria Forà, ora dalla Borcola al M. Gamonda e fino a Monte Toraro con pezzi di lunga gittata. All'uscita della 18a galleria, i resti di 5 pozzi in cemento affondati nella roccia rivelano la presenza di manufatti predisposti come fornelli da mina, per rendere impraticabile la strada nel caso di forzato abbandono della zona. Tutti i tratti di strada a mezza costa, che dovevano prevedere l'attraversamento di canaloni, furono dirottati in galleria e, in situazioni di particolare esposizione allo scarico di valanghe, la strada fu organizzata e protetta con centine speciali di copertura (tettuccio paravalanghe con ferri  murati a monte che appoggiavano su pali incastrati nel muro a valle).(dalla n.16-18)


Il 20 luglio 1917 la Grande Galleria 19, misurata allora in 370 metri, venne portata a termine. I lavori, affrontati da 10 imbocchi diversi, produssero la realizzazione di un percorso pressoché elicoidale a quattro spirali irregolari che prendeva luce da 10 "finestre" utilizzabili anche come appostamenti per artiglierie. A pochi metri dall'uscita, la 20a galleria, in un balzo altrettanto spettacolare, gira a spirale all'interno di un gigantesco torrione, fino a sbucarne quasi alla sommità. Il nucleo centrale del torrione, intorno al quale si avvolgono le tre spire elicoidali di questa galleria, è traforato da una serie di fornelli di mina scavati orizzontalmente nella parete ad intervalli regolari, adatti a contenere ognuno un paio di cassette di gelatina esplosiva con cui far franare l'intera guglia se fosse stato necessario interrompere la strada. L'avanzamento in galleria, ottenuto mediante martelli perforatori ed esplosivo, risultava particolarmente impegnativo proprio nei lunghi tratti, per mancanza di una ventilazione sopportabile, mentre per l'illuminazione durante i lavori vennero usate comuni lampade ad acetilene.(dalla n.19-21)

Verso la fine di settembre 1917 fu completato il tronco stradale, lungo 1,100 metri, che dalla 20a galleria, correndo circa 150 metri sotto il crinale della Bella Laita con una pendenza uniforme, arrivava fino all'impluvio della Val Camossara, in un punto poco al di sotto della selletta Cuaro.(dalla n22-29)

Con questa galleria, il cui percorso gira entro un torione di roccia, la strada prosegue allo scoperto per un tratto di 327m girando la testata della Val Camossara ed entrando nell'enorme apertura che separa la Bella Laita dal M.te Forni Alti.(galleria n.30)


Si aggira ad altissima quota la scoscesa testata della Val Camossara dove, dopo l'uscita della 31a galleria, si entra nell'erto e ghiaioso impluvio, poco al di sotto dell'omonima forcella. Qui la strada presenta l'esempio tecnicamente più interessante e spettacolare della costruzione dei poderosi muraglioni, con funzioni di drenaggio a monte e sostegno a secco. Il muro a valle, costruito a secco aveva un'altezza media di circa due metri. Quello a monte, in pietra squadrata e malta di cemento, aveva un'altezza di 3,20 metri.I massi, ricavati dalla vicina parete di M.te Forni Alti, furono abilmente quanto pazientemente scalpellati. Il volume complessivo del muro realizzato fu di circa 400 metri cubi. Data la particolare conformazione, questo tratto era quasi interamente coperto da strutture paravalanghe.(dalla n.31-35)


La strada prosegue mantenendo un unico allineamento ed un'unica pendenza. Attraversando una decina di gallerie, questo tratto del percorso rivela paesaggi di una superba suggestione, con un effetto particolarmente sorprendente peer chi osserva dal Soglio Rosso questa parte del tronco stradale.
Incidendone le pareti rocciose sud-est e sud, dalle quali dipartono i ripidissimi e stretti canaloni Vajo del Motto, Vajo di Mezzo e Vajo del Ponte, la mulattiera aggira M.te Forni Alti fino a giungere alla testa di Fontana d'Oro (mt. 1.875), sotto l'omonimo passo, dove sono ancora visibili i resti del manufatto di una cabina elettrica di trasformazione.(dalla n.36-45)


La strada riprende ora una leggera pendenza e, nel percorrere alcune gallerie, si attraversa lo sperone roccioso del Soglio Rosso; all'uscita della 47a galleria si raggiungerà il punto più alto (mt. 2000) di tutto il percorso, da dove si gode uno dei panorami più interessanti: il Colle Bellavista con l'Ossario della 1a Armata, i monti Cornetto e Baffelan, il gruppo del Carega e la Catena delle Tre Croci sopra Recoaro. Da qui parte il poderoso contrafforte che decresce lungamente verso sud separando la Val Canale dalla Val Fontana d'Oro per terminare nelle spettacolari pareti del Soglio Rosso e del Soglio d'Uderle. La mulattiera prosegue attraverso i resti di alcuni manufatti che testimoniano di un luogo decisamente abitato di ricoveri, baraccamenti per le truppe a riposo, alloggiamenti per i servizi e per le artiglierie anche di medio calibro posizionate sulla cresta sovrastante. Ora una leggera discesa accompagna all'ultimo tratto della strada che nel percorrere una cengia a picco sul sottostante Vajo Sud prima e, sulla strapiombante Val Canale poi, offre in ogni momento scorci e aspetti ricchi di fascino e suggestione.Qui la discesa si accentua e nell'oltrepassare i resti della stazione d'arrivo di una teleferica, di alcune postazioni di artiglieria e di ricoveri, si entra in alcune gallerie a gradinate fino ad arrivare all'ultima che cala rapidamente per sbucare nell'intaglio di Porte del Pasubio e, di lì a pochi metri, al rifugio Gen. A. Papa (mt. 1928).(dalla n.46-52)


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